Recca e i corsi decentrati

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Recca e i corsi decentrati

“Abbiamo il diritto-dovere di poter organizzare, a Catania come in altre parti del territorio siciliano, corsi di studio di qualità,assicurando il rigoroso rispetto degli equilibri di bilancio, senza il quale anche un ateneo antico come il nostro nel giro di due-tre anni sarebbe condannato al dissesto”.

Questa la premessa ‘politica’ fatta dal rettore dell’Università di Catania, Antonino Recca, in apertura della conferenza stampa che si è tenuta nel Palazzo centrale dell’Ateneo sui problemi del decentramento universitario in particolare sulla questione riguardante la chiusura dei primi anni dei corsi di laurea a Ragusa e Siracusa e sulle forti polemiche sollevate nei confronti dell’Ateneo dai Consorzi universitari e dagli enti locali.”Lancio un appello – ha proseguito il rettore – a mettere da parte polemiche e proteste, e a sederci ad un tavolo intorno al quale poter ragionare serenamente e programmare il futuro. In passato, c’è stata una corsa sfrenata al decentramento, con l’attivazione di corsi sotto ogni campanile: adesso, anche per prevenire le difficoltà a cui certamente andremo incontro a causa degli ulteriori tagli dei fondi statali stabiliti dal governo per il prossimo triennio, il nostro Ateneo è obbligato ad adottare politiche avvedute basate sulla disponibilità di risorse certe, senza le quali a farne le spese sarebbero anche gli studenti iscritti a Catania. La stessa esigenza è presente nell’Università di Palermo, che sta rivedendo la logica delle proprie iniziative decentrate. In altre parti d’Italia, addirittura, prestigiosi atenei storici rischiano di essere commissariati per il proprio insanabile deficit di bilancio”.

“Tutto questo – ha proseguito il rettore – proprio a garanzia e nell’assoluto rispetto degli studenti e delle loro famiglie, affinché possano comprendere i reali termini di questa vicenda e possano, soprattutto, com’è loro diritto, essere messi in condizione di programmare le proprie attività future. Per questo abbiamo finora rifiutato di rispondere ai forti attacchi che sono giunti nei confronti della nostra Università, evitando inoltre accuratamente di scendere sul terreno della personalizzazione dello scontro: siamo convinti che, nel rapporto fra istituzioni, tutti i passaggi vadano definiti carte alla mano, senza ricorrere a ‘scorciatoie’ che rischiano di alterare la realtà dei fatti, pur di acquisire un facile consenso”.

E i primi documenti che il rettore ha voluto mostrare alla stampa, prima di illustrare nel dettaglio la situazione relativa a ciascuna sede, sono proprio le raccomandazioni annuali inviate dal Ministero, che impongono a tutte le Università e ai Collegi dei revisori dei conti di “vigilare rigorosamente affinché le entrate derivanti dalle convenzioni per le sedi decentrate siano effettive e non virtuali”.
“Noi dobbiamo attenerci a questa linea di rigore dettata dal Ministero – ha ribadito Recca -, le delibere dei nostri organi di governo parlano chiaro: soltanto in presenza di significativi fatti nuovi e di adeguate garanzie che potranno scaturire dall’incontro con il Ministro Gelmini del 23 giugno prossimo, potremmo eventualmente riunire gli organi di governo dell’Ateneo e valutare nuovamente la situazione”.

Ragusa
“I consorzi universitari erano stati avvisati sin dal settembre 2008 – ha detto il rettore, mostrando il carteggio intercorso fra gli enti per ricostruire la vicenda – sulla necessità di rivedere l’offerta formativa nelle sedi decentrate, alla luce dei nuovi criteri e requisiti imposti a partire dal 2010 dalla legge 270: requisiti che obbligano ad un incremento di risorse per ciascun corso di laurea, a cui è richiesto un numero minimo di docenti strutturati, stabilito per legge, e di aule, laboratori e biblioteche sufficienti, sulla base del numero degli iscritti”.

Il Consorzio di Ragusa, con il quale era stata già fatta una transazione rispetto al pregresso, aveva poi ricevuto nei mesi di gennaio e di marzo del 2009 gli inviti al pagamento delle somme spettanti per l’anno accademico corrente. Inviti reiterati l’8 maggio scorso, prima della delibera operativa del Consiglio di amministrazione sulla chiusura dei corsi, risalente al 28 maggio, seguita dall’impegno assunto l’indomani dai rappresentanti del Consorzio a pagare in tempi brevi una prima tranche dei 3,9 milioni di euro dovuti e a fornire idonee garanzie sul saldo della rimanente parte.

“La lettera della banca che ci è stata trasmessa dal Consorzio come garanzia, non è stata ritenuta valida dai revisori dei conti e dai nostri uffici, che mi hanno diffidato dall’accettarla. Per questo, quando l’8 giugno abbiamo emanato il manifesto degli studi, i primi anni dei corsi di laurea di Ragusa non sono stati inseriti, così come avevano deciso gli organi di governo dell’Ateneo”.

Il prof. Recca ha comunque voluto rassicurare gli studenti: “Tutti coloro che sono iscritti – ha affermato – hanno la piena garanzia di completare con serenità il loro percorso di studi fino alla fine nella sede dove hanno cominciato”.
Sulla possibilità di stipulare convenzioni per nuovi corsi di studi dal 2010, “conditio sine qua non – ha ribadito il rettore – è la disponibilità di fidejussioni bancarie pluriennali: non possiamo più consentire che la vita degli studenti, le cui preoccupazioni sono più che legittime, sia soggetta a condizioni di permanente incertezza finanziaria”.

Modica
“La situazione debitoria del Comune di Modica nei nostri confronti è molto pesante – ha spiegato il rettore – e ammonta a 7 milioni di euro. Nell’ottobre del 2006 avevamo fatto una transazione che dimezzava il credito, il resto sarebbe dovuto rientrare in rate mensili di 150 mila euro: ma finora è stata pagata solo la prima rata. Né la proposta del comune di giungere ad un ulteriore transazione che prevede un pagamento dilazionato in trentacinque anni o, in alternativa, l’acquisizione di un bene immobile di proprietà comunale può soddisfarci”.

“Abbiamo ascoltato le richieste degli studenti che dovranno rientrare per frequentare il loro terzo anno in corsi di studio assolutamente equiparati nella sede di Catania: in presenza di particolari esigenze da loro manifestate, stiamo pensando di attivare a Modica una forma di tutorato didattico a spese dell’Ateneo, perché ciò che preme di più è che gli studenti stessi non debbano essere eccessivamente penalizzati per via di queste controversie economiche”.

Siracusa
“Il 23 giugno prossimo suggerirò al Ministro Gelmini di istituire la quarta università pubblica a Siracusa, dove è già presente una facoltà, Architettura, con 40 docenti strutturati mantenuti in parte con fondi del nostro Ateneo, che potrebbe collegarsi a rete con le realtà delle altre province del sud-est”.

Questa l’idea lanciata dal rettore Recca, prima di affrontare il caso dei corsi decentrati a Siracusa: “Al Nord è già successo che siano stati attivati numerosi piccoli atenei in varie province, in Sicilia le università dotate di autonomia sono 4, 3 pubbliche e una privata, la Kore di Enna: la risposta migliore alla domanda di formazione che proviene dai territori di Ragusa e Siracusa, a mio parere può essere proprio l’attivazione della quarta università pubblica siciliana, dotata di adeguate risorse ed eventualmente strutturata secondo un modello policentrico: il capoluogo aretuseo sarebbe, per queste ed altre ragioni, la sede ottimale”.

Il rettore ha poi proseguito illustrando tutti i passaggi istituzionali contenuti nel dossier riguardante i corsi di laurea del capoluogo aretuseo: “Anche nel caso di Siracusa, che ha una situazione debitoria di circa 13 milioni di euro nei nostri confronti – ha precisato il rettore – le lettere e le diffide risalgono a circa un anno prima dal provvedimento di chiusura dei corsi. Il pagamento, entro il 31 maggio, di 3,9 milioni di euro, assicurato dalla Provincia regionale non ci è, fino a stamattina, ancora pervenuto. Né abbiamo potuto accogliere la lettera d’impegno trasmessa dal presidente dell’amministrazione provinciale, Nicola Bono, perché non ci sta bene una dilazione in 5 anni per il saldo del pregresso, poiché ciò prolungherebbe la situazione di sofferenza”.

Alfio Russo