Omaggio a Candido Cannavò
ACI CASTELLO. Dal Giro d’Italia ai Mondiali di Calcio passando per le Olimpiadi e la “rosea” degli italiani.
Un lunghissimo abbraccio intriso di emozioni e ricordi, commozione e nostalgia per ricordare Candido Cannavò, uno dei “figli” più importanti del mondo dello sport e dell’intera città di Catania. Ma soprattutto “padre” del giornalismo sportivo italiano, quasi 60 anni trascorsi tra Catania e Milano a scrivere e di cui 19 da direttore della Gazzetta dello Sport. Ed infine anche opinionista e scrittore di opere che hanno riportato alla ribalta i diversamente abili e i carcerati. E ieri in tanti – dalla politica ai massimi vertici dello sport, dai colleghi ai grandi campioni del presente e del passato – si sono ritrovati insieme, in un noto hotel della Scogliera castellese, nel corso del convegno “Il mondo di Candido”, per ricordare il grande giornalista catanese recentemente scomparso. Un’autentica festa a cui ha partecipato l’intera famiglia Cannavò: dalla moglie Franca ai figli Alessandro, Marco e Marilisa fino ai fratelli Nino, Vincenzo e Concetta. “E’ inutile negare che mio padre mi ha insegnato e dato moltissimo – ha raccontato il figlio Alessandro, oggi caporedattore Cultura del Corriere della Sera -, ma il calore della gente a mesi di distanza dalla sua scomparsa mi ha fatto capire che ha rappresentato un punto di riferimento per tantissime persone”. “Questa è una celebrazione, anche per sanare una ferita tra Cannavò e le istituzioni etnee assenti ai funerali di Milano e poi di Catania” ha sottolineato Alfio Spadaro, coordinatore dell’evento insieme con il Cus Catania. “E proprio il Cus intitolerà un impianto sportivo a Candido – ha esordito il presidente del Cus, Luca Di Mauro -, d’altronde è stato un pezzo di noi in quanto ha rivestito la figura di presidente della struttura sportiva universitaria dal ’52 al ‘55”. Una intitolazione che segue quella dell’ufficio del direttore della Gazzetta dello Sport con il nome di “Stanza Candido Cannavò” e della maglia bianca del Giro d’Italia oltre all’annullo postale realizzato dalla Repubblica di San Marino. “Una stanza in cui Candido mi ha insegnato tantissimo perché la sua professionalità era davvero contagiosa – ha detto commosso Carlo Verdelli, successore di Cannavò nella Gazzetta dello Sport -, era un ragazzo di 78 anni quando se ne è andato. L’unico rimpianto è di non essere mai venuto a Catania con lui, glielo avevo promesso. Purtroppo non c’era mai il tempo”. Un uomo che Gianni Petrucci, presidente del Coni (presente anche il vice Luca Pancalli), ha ricordato con emozione: “Ha contraddistinto la mia vita, prima sportiva e poi politica. Un grande giornalista, un maestro di vita, preparato e sensibile, conosceva benissimo il mondo dello sport e i suoi consigli erano davvero preziosi. I suoi fondi poi, facevano sudare noi politici perché riusciva sempre ad entrare nel cuore del problema criticando nei modi giusti. Per Cannavò, infatti, prima veniva lo sport, poi gli atleti ed infine noi politici”. E di atleti ieri erano presenti Josefa Idem e Gianmarco Pozzecco. Tra i politici i ‘vertici’ etnei. “Catania ha perso un figlio illustre e questa iniziativa è solo la prima in onore di Cannavò” hanno spiegato all’unisono il sindaco Raffaele Stancanelli e il presidente della Provincia Giuseppe Castiglione. Non potevano mancare poi i “colleghi”. “Chi ha conosciuto Candido sa benissimo che un pezzo della nostra vita si è intersecata con la sua, un uomo che ha avvicinato tutti noi oggi qui a Catania con tanto amore” ha raccontato la conduttrice del convegno, Carmen Lasorella, alla presenza di tanti colleghi quali Franco Arturi, Bruno Pizzul e Gianni Mura. “I miei primi ricordi di Candido sono legati alla sua città e alla sua squadra – ha spiegato Pizzul -, un’amicizia che poi dai campi si è trasferita alla mia attività di telecronista”. Dai ricordi sono emersi poi anche qualche rimpianto come quello di Gianni Mura, giornalista di Repubblica: “Dispiace non aver mai lavorato sotto la sua direzione perché Cannavò riusciva a districarsi benissimo tra la politica, la violenza negli stadi, il doping e tantissimi altri problemi che ruotano sempre attorno allo sport, il mondo da cui partiva”.
Alfio Russo