Università a “numero chiuso”? No grazie!

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Università a “numero chiuso”? No grazie!

Numero chiuso all’Università? L’argomento fa discutere e solleva preoccupazione nei docenti e negli studenti catanesi. Bisogna indubbiamente ridisegnare le regole per far funzionare al meglio gli Atenei, ma il decreto del Governo lascia molte perplessità.

Per saperne di più abbiamo intervistato il professore Antonio Pioletti, che insegna Filologia romanza e Letteratura francese alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Catania.

La situazione attuale vede alcune facoltà, ad esempio medicina, architettura ecc…, a numero chiuso per legge – afferma Pioletti-. Ci sono poi facoltà che hanno subito il numero programmato per mancanza di risorse. Oggi in virtù della legge sui requisiti necessari per l’attivazione dei corsi di laurea, e in conseguenza del progressivo disinvestimento finanziario sull’Università da parte dello Stato, la prospettiva di numeri chiusi e programmati si amplierà sempre di più, così come la possibilità di aumento delle tasse”.

Il professore Antonio Pioletti spiega così la sua posizione: “Per quanto mi riguarda, sono stato sempre contrario al numero chiuso perché lede il principio fondamentale del diritto allo studio. Ho sempre ritenuto, che in alternativa ai numeri chiusi e ai numeri programmati occorre sviluppare un incisivo orientamento pre- universitario e generalizzare la pratica dei test di ingresso al fine di meglio incanalare le scelte degli studenti”.

Ormai soprattutto quella dei numeri programmati – conclude il professor Pioletti -, non sarà più una scelta da parte delle facoltà e degli Atenei, ma in molte situazioni una necessità. Si riuscirà in seguito a creare condizioni migliori per l’esercizio del diritto allo studio? Possiamo soltanto sperarlo e adoperarci in questa direzione”.

di P. U.