Corteo Flc-Cgil

corteo

Corteo Flc-Cgil

Il Rettorato è stato occupato. Venerdì mattina, poco dopo mezzogiorno, uno striscione srotolato dagli studenti del Movimento studentesco catanese e dai ricercatori precari del Coordinamento ha dato il via all’occupazione simbolica del cortile interno del Palazzo centrale dell’Università di Catania.

Poco dopo altri striscioni sono stati affissi dal loggione tra lo stupore dei dipendenti e anche di parte dei manifestanti stessi, molti all’oscuro della sorpresa. In tutto sono stati quasi 200 i manifestanti che hanno trascorso la notte in rettorato tra dibattiti sulle questioni della crisi finanziaria e la riforma Gelmini, filmati del G8 di Genova ed anche una festa in piazza Università.

Un atto forte a movimentare un corteo che, un po’ in sordina, aveva mosso i primi passi da piazza Dante, davanti all’ex Monastero dei Benedettini, intorno alle 9,30. Appena tremila anime, molto lontani i numeri del 30 ottobre scorso quando in strada scesero in 40 mila, che si sono mosse lentamente con in testa la Flc-Cgil, i metalmeccanici della Fiom e le delegazioni della Filcem e della Funzione pubblica. Un numero che strada facendo cresceva grazie all’arrivo dalla Cittadella universitaria dei docenti, studenti, precari e ricercatori delle facoltà scientifiche. Anche loro si sono uniti al coro di protesta contro la legge 133 che, nonostante il dietro-front del ministro Mariastella Gelmini, prevede ancora tagli ai fondi ordinari degli atenei, alle scuole, il blocco del reclutamento e la trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato. Alla fine saranno stati in 5 mila, meno della metà per le forze dell’ordine, ad arrivare in piazza Università.

Un’Onda – in strada anche studenti medi (alcune classi dell’Itis Archimede, Boggio Lera, Fermi e Ipsss Lucia Mangano) – che hanno attraversato pacificamente e festanti tra canti (“Bella ciao” la più gettonata intonata con tanto di pugno chiuso), balli e musica popolare piazza Ricco e le vie Antico Corso, Plebiscito, Santa Maddalena, Cappuccini, piazza Stesicoro, via Sant’Euplio, Delle Poste, Etnea fino a piazza Università. Tutti a gridare a squarciagola che il “Diritto allo studio non si tocca, lo difenderemo con la lotta”. Sugli striscioni bacchettate al premier – “Berlusconi se ha i capelli è grazie alla ricerca” firmato Itis Archimede e approdato pure in Rettorato con gli altri con su scritto “Noi la crisi non la paghiamo”, “Nessun compromesso sul nostro futuro”, “Non è che l’inizio” e “L’Università non si piega, si ribella” – al Governo e al trio di ministri Gelmini-Brunetta-Tremonti.

Alfio Russo