ARCHITETTURA, «DALLA PRIMA COMUNITÀ ALL’“ANTICITTÀ” DI OGGI»

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ARCHITETTURA, «DALLA PRIMA COMUNITÀ ALL’“ANTICITTÀ” DI OGGI»

“Uruk” come nucleo, relazione, comunità, evoluzione. “Uruk” come “città”, quella che nel IV millennio a.C. con circa 80.000 abitanti racchiusi da una doppia cinta di mura di 9 Km, ha rappresentato forse la prima e più grande città del mondo, fondata dai Sumeri, nata da un “patto” tra forze individuali riunite nell’obiettivo di “fare società”: quanto resta di questa primordiale ed essenziale condivisione? Quanto resta della città come specchio di una comunità?

La mia opinione è che si lavora in opposizione E quanto l’uomo ha contribuito alla sua trasformazione? Possiamo ancora parlare di città o viviamo nell’era dell’“anticittà”? La curiosità è che a dare le risposte siano le pagine di un neo-nato tabloid d’architettura contemporanea – “Uruk”, appunto – che promuove la circolazione di idee, investiga sulle trasformazioni urbanistiche e su come sta cambiando l’azione individuale degli architetti.

Un appello, e ancora prima una sfida, accolta dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti Pianificatori, paesaggisti e conservatori di Catania, che hanno patrocinato la presentazione del numero zero della rivista, avvenuta ieri – 6 luglio – al Convitto Cutelli: «La nostra città – ha affermato il presidente della Fondazione Carlotta Reitano, che ha introdotto l’incontro – trovandosi nell’asse Malta – Reggio Calabria ha indubbiamente un ruolo centrale nel Mediterraneo. Intendiamo vivere la città, contribuire alle sue trasformazioni, relazionandoci con le altre realtà urbane di quest’area». «“Uruk” è un progetto editoriale nuovo – ha spiegato il presidente dell’Ordine Luigi Longhitano – candidato a diventare un valido mezzo di conoscenza e crescita comune, perché si presenta come strumento di sinergia tra parti sociali, vero motore della polis».

Erano presenti il direttore responsabile della testata Giuseppe Guerrera, il vicedirettore Marco Scarpinato, alcuni componenti della redazione e, tra gli altri, il presidente Ance Catania Andrea Vecchio e Alessandro Micali, dello studio Pogliese: tema dell’incontro – a cui è ispirato il primo numero in uscita a settembre – è stato “La città di Levante tra Malta e Reggio Calabria. Trasformazioni”, un’istantanea dell’attuale rapporto tra dimensione urbana e contesto locale. «Abbiamo voluto creare in Sicilia uno strumento editoriale che consenta di conoscerci – ha spiegato Guerrera – rifacendoci al valore essenziale e fondamentale della città, rappresentato straordinariamente dal periodo di Uruk, cercando di concepire il lavoro degli architetti come un insieme di azioni individuali che influiscono sui temi ambientali, paesaggistici, urbani».

Un plauso all’iniziativa è arrivato anche da parte del vice sindaco di Catania e assessore all’Urbanistica Luigi Arcidiacono, che ha sottolineato «il momento di “risveglio” della comunità catanese e la ripresa dell’amministrazione, i cui risultati sono frutto di un lavoro comune, basato sulla sinergia di più comunità, tra queste quella dei professionisti, un segno questo, di alto valore culturale che trova sostegno nella missione della rivista».