APPUNTAMENTO CON LA LIRICA
Goethe e Massenet sono stati al centro dell’ormai tradizionale “Appuntamento con la lirica” organizzato nella Sala Museion della Residenza Universitaria “Centro” dal Gruppo di Catania dell’AEDE (Association Européenne des Enseignants) e dall’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario dell’Ateneo etneo.
Nel salutare la folta platea che gremiva la sala, i rappresentanti delle due istituzioni – la presidente del sodalizio, Lina Calì Rizzo, e il direttore dell’ente, Nunzio Rapisarda – hanno ricordato l’impegno congiunto profuso nel valorizzare il repertorio operistico europeo. È toccato quindi a Giuseppe Montemagno presentare “Werther”, titolo cardine del catalogo di Massenet, proposto in occasione della ripresa autunnale del cartellone del Teatro Massimo Bellini di Catania. Ed è stato un viaggio circolare, quello proposto dal musicologo, che ha preso le mosse da Wetzlar, cittadina dell’Assia settentrionale dove Goethe ambienta il suo romanzo epistolare, “I dolori del giovane Werther”, capolavoro della letteratura tedesca di dimensione autobiografica. E a Wetzlar ritorna anche Massenet, invitato a cercarvi ispirazione dal suo editore, Georges Hartmann, che per il compositore francese tutto pone in essere per fargli ritrovare l’atmosfera settecentesca già esperita in “Manon”. “Werther” vede dunque la luce in un appartamento con vista sui giardini di Versailles, a contatto con una natura materna e benigna che diventa dimensione privilegiata dell’opera, contesto in cui il protagonista riesce a coltivare quell’aspirazione al sogno e all’estasi che lo allontanano dalla triste realtà quotidiana.
Con “Werther”, peraltro, si compie una frattura fondamentale nel genere operistico francese dell’“opéra-comique”, dal momento che per la prima volta il musicista, influenzato dagli ideali wagneriani, opta per un flusso musicale senza soluzione di continuità, per una narrazione che trova alcuni momenti di pausa solo nei preludi e negli interludi orchestrali, di carattere descrittivo. E per meglio definire lo scardinamento spazio-temporale, funzionale ad illustrare il disorientamento psichico del protagonista, il relatore ha preso spunto dal canto di Natale che si ascolta all’inizio e al termine dell’opera.
Con quel canto inizia la passione del protagonista, su quel canto si spegne un eroe che rinasce a nuova vita in una dimensione diversa, altra, quella che gli consentirà di vivere l’amore disperato per Charlotte, fedele ad una promessa che la costringe a sposare un uomo mai amato. Ed è nella dimensione squisitamente simbolica di una sepoltura sotto i tigli, associati sin dalla mitologia antica alla fedeltà coniugale, che Werther immagina di trovare requie, quel porto di pace posto al termine di un asperrimo, ingrato itinerario esistenziale: definitivo approdo di un “mal de vivre” inconciliabile con un mondo ostile e, in definitiva, irriducibile alla poesia.