Accademia Gioenia, al via il ‘Caffè scientifico’

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Accademia Gioenia, al via il ‘Caffè scientifico’

Venerdì 26 marzo alle 17, nella sede dell’Accademia Gioenia di  Catania, a Palazzo Gioeni (piazza Università, ingresso da via Fragalà, 10), s’inagura il ciclo di incontri del Caffè scientifico, promosso  dalla prestigiosa società scientifica catanese presieduta dal prof.  Giorgio Montaudo.

L’iniziativa – che prevede delle riunioni con frequenza mensile –  intende suscitare un dibattito ampio e generale sulla scienza e sullo  “scientismo” a partire dalla presentazione (30 minuti) fatta da un  relatore che commenta un autore, un libro, un evento, o altro. I  formidabili progressi scientifici registrati nella Cosmologia e nella Biologia (intese nel senso più ampio) pongono infatti problemi nuovi  circa il significato, i limiti e il valore delle conoscenze  scientifiche, problemi che è opportuno approfondire e dibattere anche  nei circoli scientifici.

I successi ottenuti hanno portato la scienza e gli scienziati alla  ribalta del dibattito culturale contemporaneo, centrato in passato 
quasi soltanto su temi filosofici e/o religiosi. Questa novità è  avvertita da taluni come un’invasione di campo e gli scienziati  vengono accusati di “scientismo”, appunto. Agli inizi del secolo scorso è nata l’epistemologia, ma sono stati i filosofi a tenerne le  fila, a dirigere il dibattito. In generale, il popolo degli scienziati  tarda però ad imbastire una disamina autonoma circa la scienza.
A tenere il primo incontro, dal titolo Genetica, informazione,  computabilità. Una prospettiva filosofica, sarà il prof. Giovanni  Camardi, docente di Filosofia della Scienza all’Università di Catania.

“Oggi abbiamo in città numerosi ‘caffè letterari’ e ‘caffè filosofici’ – osserva il prof. Montaudo -, che dibattono i temi più attuali in  merito. Apparentemente, gli scienziati sono troppo occupati nei propri  esperimenti per guardare alla scienza in una prospettiva più ampia,  salvo poi pagarne le conseguenze.
Saremo capaci di far prosperare il nostro “caffè scientifico”?