Venerdì 18 gennaio alle 19, nell’auditorium della Città della Scienza di Catania (ingresso da via Scuto Costarelli, 65) si svolge il secondo appuntamento del Cutgana Book, il ciclo di incontri di presentazione di opere e pubblicazioni scientifiche organizzato dalla Fondazione Cutgana e dal Cutgana dell’Università di Catania. Ospite sarà l’urbanista e saggista Enzo Scandurra.
Il docente di Urbanistica dell’Università “Sapienza” di Roma presenterà la sua ultima fatica (edita da Ediesse) Vite periferiche. Solitudine e marginalità in dieci quartieri di Roma. Al fianco di Scandurra ci saranno il filosofo, giurista e saggista Pietro Barcellona e la docente di Tecnica e pianificazione urbanistica dell’Ateneo di Catania Piera Busacca.
Apriranno l’incontro (che sarà trasmesso in diretta tramite il web del Cutgana, www.cutgana.it) il prorettore Maria Luisa Carnazza e il direttore del Cutgana, Maria Carmela Failla. Condurrà i lavori il direttore responsabile della testata “Cutgana Bollettino”, Piero Maenza.
Il libro. Chi costruisce le nostre città? Gli amministratori, i politici, gli immobiliaristi, gli urbanisti? Tutti costoro tracciano piani, elaborano progetti, disegnano e realizzano opere, ma poi sono le persone in carne e ossa – coloro che la abitano – a produrre l’anima della città; anche di una grande capitale come Roma. C’è una grande storia fatta di personaggi e luoghi noti e c’è una piccola storia fatta anch’essa di luoghi e persone che non vengono raccontati dalla narrazione mainstream. La controffensiva liberista produce nelle nostre città desolazione, solitudini, individualismi, competizione, egoismi, insieme a quella che alcuni chiamano “modernizzazione”, destinata a emarginare ancora di più gli abitanti che non riescono a prendere il suo treno in continua e folle corsa verso un futuro oscuro. Quella che una volta era la città moderna, la cui aria «rendeva liberi», oggi è una città desertificata di individui che forse potremmo chiamare sconfitti, ma non perdenti, non rinunciatari, ancora non rassegnati. Queste singole esistenze senza una storia sono anche esempi di una irrinunciabile volontà di sopravvivere, di una eccedenza umana irriducibile alle omologazioni della città mercantile, che promette di crescere e diventare collettiva se si avrà la forza di non lasciarle ancora sole; l’inizio di una nuova e diversa storia delle nostre città.
Dieci brevi storie di “pezzi” di periferia romana raccontate da un osservatore che ha rinunciato allo sguardo neutrale di urbanista, intrecciate a dieci racconti di vite marginali, solitudini nella folla anonima e silenziosa della città che un tempo fu eterna e, ora, solo moderna.