Multinazionali farmaceutiche e diritti umani
Data:
7 Giugno 2012
Il volume di Paola Russo (PH. D. in Filosofia delle scienze sociali e della comunicazione simbolica all’Università dell’Insubria, Varese-Como, autrice di saggi riguardanti il rapporto tra filosofia politica e medicina, la giustizia distributiva e la simbolica politica, i cui interessi spaziano tra filosofia politica, ontologia sociale e metafisica), che inaugura la collana Filosofia, politica e potere della celebre Casa editrice fiorentina, esplora la possibilità di riflettere da un punto di vista filosofico sulle multinazionali farmaceutiche e sul nesso tra esse e i diritti umani.
È, quindi, un esperimento filosofico-politico attraverso il quale si vuol dimostrare la presenza di un’esigenza universale alla salute che permetta di oltrepassare la classica dicotomia della tradizione liberale tra ‘relativismo’ e ‘universalismo’ dei diritti umani. Tale esigenza si manifesta come un prius logico che fa sì che essa venga considerata il diritto umano per eccellenza, piuttosto che il classico diritto sociale. Tuttavia, tale diritto è ostacolato e reso difficile dalle logiche economico-politiche di Big Pharma, che sovente riducono il bene del farmaco a un puro prodotto commerciale.
In Occidente, ciò si manifesta nel circolo vizioso che si instaura tra pazienti, medici e case farmaceutiche, alimentato e voluto da tutti e tre gli attori. In mancanza di una trattazione filosofica sistematica sull’argomento, le fonti qui consultate sono caratterizzate dall’apertura verso una varietà di ambiti disciplinari che sono stati ricondotti, tuttavia, ad una unità filosofica: medici, giornalisti scientifici, filosofi, sociologi, economisti, giuristi, psicologi, attivisti, ex dirigenti di note case farmaceutiche.