CATANIA AL CENTRO DELL’ARCHITETTURA MONDIALE

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CATANIA AL CENTRO DELL’ARCHITETTURA MONDIALE

Il Cortile Platamone “cerniera” culturale tra Occidente e Oriente: accade così che l’universalità dell’architettura, la passione di un affiatato team di giovani e futuri professionisti e la genialità creativa di un uomo che della sperimentazione ha fatto ragione di vita e lavoro, si ritrovino sotto lo stesso tetto in un’alchimia perfetta, superando ogni barriera culturale e geografica.

Ieri, in un caldo pomeriggio di fine estate, l’architetto giapponese Kengo Kuma – tra i più rinomati a livello mondiale, secondo alcuni “un poeta progettualista” – ha fermato il tempo e lo spazio, avvolgendoli con la luce, il colore e l’essenzialità delle sue opere, portatrici di un unico messaggio: “Fare architettura attraverso gli anti-concetti, sottraendo senso allo spazio e lasciando che emerga la verità del progetto, Il mio sogno – ha detto Kuma – è trovare un nuovo metodo per l’architettura, per questo amo sperimentare sempre. L’importante è trovare un’alternativa al cemento”.

Occidente e Oriente a confronto: il pieno del primo contro il vuoto del secondo, i concetti forti da un lato, l’armonia perfetta tra artificio e paesaggio, natura e costruito dall’altro. In un gioco di luci, materiali e fenomeni naturali.

La sua passione per i materiali poveri, lo porta a utilizzare composti naturali sia per i rivestimenti che per i materiali strutturali, per creare nelle sue opere una realtà dalle mille sfumature, sfaccettata. Per lui l’architettura deve richiamare i giardini: «Perché un giardino – spiega – non ha né muri né finestre, ma è fatto soltanto di superfici orizzontali. Per definizione non deve avere confini», ma «deve essere una finestra verso qualcos’altro, sempre nel rispetto dei fenomeni naturali». C’è era una sala gremita ad ammirare affascinata i lavori di Kengo Kuma, primi fra tutti i partecipanti al workshop internazionale di architettura “Intersections – Dalla metro alla metropoli. Sette occasioni per fare città”, che oggi – 11 settembre – si conclude, dopo un’intera settimana dedicata alla formazione e alla sperimentazione, durante la quale architetti di fama internazionale e studenti, laureati e dottorandi dell’Unione Europea, hanno lavorato sul tema della metropolitana etnea. “Intersection” è infatti il nome dell’iniziativa, nata per concepire la metro di Catania come strumento per “ricucire” le distanze presenti nel territorio urbano. A promuovere il laboratorio la Fondazione e dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania – presieduti da Carlotta Reitano e Luigi Longhitano – in collaborazione con la Ferrovia Circumetnea (Fce)-Metropolitana di Catania retta dal Commissario Governativo Gaetano Tafuri che ha voluto sostenere l’iniziativa in qualità di main sponsor, e con il Comune di Catania – assessorato alla Cultura guidato da Marella Ferrera.

 

Kengo Kuma è nato a Kanagawa nel 1954, si è laureato all’università di Tokyo nel 1979, per proseguire gli studi alla Columbia University di New York. Professore alla Keio University, fonda lo Spatial design Studio prima, e nel 1990 il Kengo Kuma & Associates a Tokyo. Tra le sue opere: lo Hanging Garden a Fukusaki; la casa di bambù (Great Bamboo Wall) realizzata nella campagna intorno a Pechino; la Lotus House;  il trasparente Museo di Nagasaki; il palazzo espositivo, tutto di marmo, dell’azienda di moda LVMH; il Vertical Garden di Fukuzaki, nei pressi di Osaka.