La Riforma Brunetta alle università
La Riforma Brunetta in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni (decreto legislativo n. 150/2009) non si applica alle università, per quanto attiene alla contestata istituzione degli organismi indipendenti di valutazione e all’obbligo di redazione di un “Piano della performance”; ciò, in quanto gli atenei si sono già dotati, nell’esercizio della propria autonomia, di appositi strumenti di valutazione delle proprie attività.
Lo ha stabilito la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit), con una propria delibera, emessa a seguito di un incontro tenutosi l’11 marzo scorso, incentrato sui limiti di applicazione del decreto legislativo n. 150/2009 alle Università, a cui hanno partecipato il
presidente Enrico Decleva ed il segretario generale Marco Mancini della Conferenza dei rettori (Crui), il presidente del Convegno permanente dei direttori amministrativi e dirigenti delle università italiane (Codau), Enrico Periti, e il direttore generale per l’università, lo studente e il diritto allo studio del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Marco Tomasi.
In particolare, la Civit sottolinea che l’articolo 6 della legge n. 168/1989 riconosce alle Università, in attuazione dell’articolo 33 della Costituzione, autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile e che, a tal fine, le Università si danno ordinamenti autonomi con propri statuti e regolamenti; è proprio in virtù di tale autonomia che le Università si sono già dotate di appositi strumenti di valutazione della propria attività.
La Civit rileva, inoltre, che è attualmente in corso il procedimento finalizzato all’insediamento dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur); tale agenzia – allorquando ne sarà varato il regolamento di funzionamento e si sarà insediato l’organo direttivo – sarà chiamata ad operare in raccordo con la stessa Civit.
Per tali ragioni, la Commissione ha ritenuto che le Università non siano tenute ad istituire nuovi ed ulteriori organismi indipendenti di valutazione, previsti all’articolo 14 della Riforma Brunetta, e che pertanto, a decorrere dal 30 aprile 2010, l’attività di valutazione debba continuare ad essere svolta dai Nuclei di valutazione presenti
negli atenei, in linea con la normativa vigente.
Secondo la Civit, inoltre, le Università sono comunque destinatarie della nuova disciplina dettata dal decreto legislativo n. 150/2009 in materia di contrattazione collettiva: pertanto sono chiamate a svolgere, seppure in piena autonomia e con modalità organizzative proprie, procedure di valutazione delle strutture e del personale al fine di promuovere, anche attraverso l’utilizzo di sistemi premianti selettivi, il merito e il miglioramento della performance organizzativa e individuale.
La posizione della Civit conferma e dà forza all’atteggiamento sin qui tenuto dall’amministrazione dell’Università di Catania, maturato in seno al focus group – insediatosi presso il Politecnico di Milano – sull’applicazione della riforma Brunetta al sistema universitario, al quale l’Ateneo catanese partecipa insieme ai maggiori atenei italiani,
e ribadito chiaramente dal direttore amministrativo Lucio Maggio in occasione del recente convegno tenutosi a Catania su “Come cambia il lavoro nelle pubbliche amministrazioni con la Riforma Brunetta”, il quale esprime adesso “ampio e convinto plauso per il lavoro svolto, in occasione dell’incontro dell’11 marzo, dal presidente e dal segretario generale della Crui, dal presidente del Codau, dal direttore generale Tomasi”.