Aquis, appello a Napolitano

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Aquis, appello a Napolitano

Un appello al Presidente della Repubblica, al Governo e al Parlamento: “E’ necessario salvare il sistema delle università pubbliche in Italia, gli atenei del nostro Paese rischiano di uscire definitivamente dall’area europea della formazione superiore”.

E’ la via scelta dai rettori delle università aderenti ad Aquis (l’associazione per la qualità delle università statali italiane), per informare l’opinione pubblica, in particolare gli studenti e le loro famiglie, sulla grave situazione vissuta dal sistema universitario pubblico nazionale. Il “manifesto” varato il 29 ottobre scorso, è stato firmato per la prima volta anche dal rettore dell’Università di Catania, Antonino Recca – oltre che dai responsabili degli atenei di Bologna, Chieti-Pescara, Della Calabria, Del Salento (Lecce), Milano “Bicocca”, Modena e Reggio Emilia, Padova, Politecnica delle Marche, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Roma “Tor Vergata”, Trento e Verona – in virtù della recente adesione dell’Ateneo catanese alla stessa associazione delle università “virtuose”.

“A seguito dei provvedimenti governativi varati con la manovra economica dello scorso anno e con gli atti normativi susseguenti, fino ad ora mai modificati – si legge nel documento -, gli atenei italiani si trovano di fronte ad una situazione insostenibile e considerano necessario parlare con chiarezza all’opinione pubblica del Paese, oltre che alle forze politiche e di Governo ed al Parlamento”. Pur respingendo le accuse strumentalmente lanciate negli ultimi mesi con sempre maggior frequenza contro le università italiane in modo generico e generalizzato, i rettori firmatari ricordano di aver sempre riconosciuto la “necessità di un intervento riformatore in grado di incidere in modo radicale sul sistema, finalizzato alla effettiva valorizzazione del merito e della qualità”, apprezzando, pertanto, la volontà dimostrata dal Ministro, con la presentazione del Ddl al Consiglio dei Ministri della scorsa settimana, di realizzare un simile intervento, toccando nodi irrisolti con proposte in buona parte condivisibili. “Finalmente – aggiungono – queste proposte andranno ora discusse nel dettaglio in sedi pubbliche ed istituzionali, non solo a livello parlamentare ma anche negli atenei, così da giungere a posizioni il più possibile condivise anche sui temi rispetto ai quali meno persuasive paiono le soluzioni individuate nel Ddl. Ma l’intervento riformatore sarà realizzabile solo a condizione che esso sia finanziariamente sostenibile, e quindi contestualizzato in un quadro di radicale revisione della manovra economica delle scorso anno”.

I tagli indiscriminati del finanziamento pubblico per l’università sono, del resto, in evidente e vistosa controtendenza rispetto a quanto avviene in questo momento storico in altri Paesi europei come Francia, Spagna e Repubblica Federale Tedesca, dove i Governi stanno realizzando azioni importanti di rifinanziamento “mirato” dei rispettivi sistemi universitari. In altre parole, sostengono i rettori di Aquis, proprio nel momento in cui si richiede agli atenei un maggiore impegno sul piano della qualità e la condivisione di logiche di tipo premiale con i necessari connessi interventi sanzionatori sul piano del finanziamento delle singole università, viene ridotto nel contempo l’impegno del Paese per formazione superiore e ricerca, attraverso pesanti riduzioni del finanziamento complessivo del sistema delle università pubbliche: “Una simile politica sull’università si configura pertanto nella fase attuale come gravemente contraddittoria”.
In termini di cifre, Aquis evidenzia come “non risulti tecnicamente realizzabile un’ipotesi di ulteriori riduzioni delle previsioni di uscite nei bilanci dei propri atenei al di là di una soglia di contrazione della spesa, costituita dalla irrinunciabile esigenza di adempimento dei propri compiti istituzionali che richiedono la garanzia di un livello minimo di serietà e qualità nella formazione dei propri studenti. Nella relazione allegata al Dpef 2010-2013 presentato dal Governo, il fabbisogno finanziario per le università per il 2010 è stato quantificato in 815 milioni di euro, con l’aggiunta che tale intervento finanziario di sostegno dovrebbe essere accompagnato dalla esenzione (anche graduale) dell’Irap per i costi del personale, che ammontano a circa 464 milioni di euro”. Le università si troveranno, pertanto, nella necessità di presentare per il 2010 bilanci di previsione con deficit previsti e dichiarati di consistente entità, rispetto ai quali occorrerà predisporre piani di rientro pluriennali che obbligheranno ad una ulteriore contrazione della spesa distribuita sui bilanci dei prossimi anni: “Riteniamo opportuno chiedere – si legge a questo proposito nel documento di Aquis – che, per la definizione di tali piani di rientro, siano negoziati da parte di ciascun ateneo con il Ministero dell’economia e finanza, di intesa con il Miur, “patti di stabilità” che tengano conto dell’impegno di ciascuno di essi ad adottare una responsabile politica di bilancio, nonché dell’impegno al raggiungimento di obiettivi concordati di miglioramento in termini di erogazione della didattica, di adozione di una politica organica di ateneo per la ricerca, di riorganizzazione complessiva della gestione dei processi amministrativi”.
“In assenza di una sostanziale correzione della linea politica del Governo sul finanziamento alle università che riduca in modo consistente i tagli al fondo di finanziamento ordinario – concludono i rettori firmatari -, gli atenei si vedranno costretti a procedere a deliberare sensibili aumenti della contribuzione studentesca, non prima di aver spiegato in modo puntuale e dettagliato agli studenti e alle loro famiglie le motivazioni di tale scelta, tanto dolorosa e spiacevole quanto inevitabile ed obbligata”.

Alfio Russo